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Quale federalismo per l’Italia?

Il federalismo è un tipo di organizzazione statale nel quale sia il governo centrale sia gli enti periferici esercitano importanti poteri autonomi. L’Italia, presto, avrà un assetto federale: ma quanto il popolo italiano è informato sul tema? E se sì, è d’accordo oppure no?
Professori provenienti da differenti città italiane, per cercare di avere un quadro dell’opinione pubblica su questo tema, hanno fondato il Comitato dei garanti per la discussione informata sul federalismo.
A rappresentarli è stato il Professor Luigi Bobbio, dell’Università degli Studi di Torino.
Hanno chiesto a ottantasette cittadini di Torino, Firenze e Lamezia Terme, estratti in modo del tutto casuale, di partecipare a dei gruppi di discussione sul tema. Sono stati divisi in quattro giurie: due giurie composte da torinesi (una di 22 giurati e l’altra di 42), una da fiorentini (27 giurati) e un’altra dai lametini(12 giurati).
Ogni gruppo ha potuto discutere con esperti del tema e portatori di interesse per comprendere meglio cosa sia uno stato federale e quali modifiche apporterebbe al nostro paese questo tipo di organizzazione statale.
Le giurie composte dagli ottantasette cittadini sono uno strumento partecipativo che si ispira al modello delle giurie popolari dei tribunali.
Stamattina, al Teatro Carignano di Torino, i gruppi di giurati, grazie a dei rappresentati presenti all’evento, hanno esposto i risultati delle discussioni e delle riflessioni. Il primo gruppo di Torino ritiene giusto che ai cittadini vengano garantiti uguali diritti su tutto il territorio nazionale, senza barriere territoriali.
Il secondo gruppo del capoluogo torinese vorrebbe ci fosse l’eliminazione delle regioni a statuto speciale: le regioni, secondo i giurati, devono avere uguali diritti e doveri.
Il gruppo di Firenze, invece, ha espresso perplessità riguardo al federalismo fiscale: quest’ultimo potrebbe presentare dei rischi per le regioni più disagiate.
Infine, il gruppo di Lamezia Terme, vede il federalismo come un’opportunità di cambiamento, un incentivo a “rimboccarsi le maniche” e a “rompere con l’assistenzialismo”.
Sono quindi emersi opinioni e pensieri differenti, ma l’unico elemento che accomuna tutti i gruppi è la richiesta di più informazioni precise, chiare e obiettive riguardo al federalismo verso i cittadini italiani, in modo che abbiano tutte le facoltà per poter decidere e farsi un’opinione.
I risultati sono stati commentati da Domenico Fisichella, politico e docente siciliano, più volte senatore e ministro dei Beni culturali del primo governo Berlusconi.
Fisichella non si è espresso né a favore né contro il federalismo: ha parlato di federalismo di aggregazione e disaggregazione. Ad esempio, in Belgio, il federalismo è a dir poco necessario, spiega Fisichella, perché vi sono fratture linguistiche ed etniche. Federalismo di disaggregazione, dunque.
In Italia, attueremmo il federalismo in nome della frattura economica, del divario che vi è tra Nord e Sud. Ma, in realtà, negli ultimi 15 anni, il PIL pro capite del Nord non è cresciuto di molto, mentre quello del Sud è in continua crescita e il tenore di vita di queste due zone è molto simile.
Perché il federalismo, quindi?
Tocca a noi farci un’opinione a riguardo: per chi fosse interessato, il blog sull’argomento continua ad essere animato ed aggiornato dal comitato dei garanti per la discussione informata sul federalismo all’indirizzo http://2011.biennaledemocrazia.it/federalismo.